L’economia italiana è installo per mancanza di credito: i prestiti alle imprese sono in caduta libera e la PA è sempre in ritardo con i pagamenti dei debiti commerciali. Le conseguenze per le PMI italiane sono disastrose e molte sono letteralmente rimaste senza ossigeno.
In mancanza di finanziamenti a medio termine – obbligazioni con finalità di scopo o modelli simili agli storici crediti fondiari per i comparti dell’edilizia – alcune aziende hanno deciso di percorrere strade alternative, aderendo allo strumento della moneta complementare.
Come strumento di pagamento, Unindustria Bologna ha di recente riproposto la moneta complementare, moneta virtuale per lo scambio di beni e servizi tra aziende iscritte ad un determinato circuito.
Tecnicamente si definisce “sistema di compensazione multilaterale” o baratto differito con particolari condizioni di garanzia fra le parti.
Per far parte del circuito si paga un abbonamento annuale, che consente di scambiare prodotti o servizi senza usare la moneta ordinaria, se non per una minima commissione sulle vendite (da riconoscere al network). Chi vende non è obbligato ad accettare la merce dell’acquirente ma può comprare ciò che gli serve presso altri fornitori del network.
Ogni transazione è garantita dal rischio insolvenza mediante accordi con società assicurative.
Esempio pratico. L’azienda A espone sul circuito beni e servizi in compensazione.; l’azienda B decide di acquistarli in compensazione, senza spendere denaro: A acquisisce un credito sul circuito che può spendere anche dopo mesi se è interessata ad acquistare beni e servizi non necessariamente da B ma da qualsiasi altra azienda del network. Il soggetto terzo certifica i crediti verifica la solvibilità di ogni società.
Casi reali. Wir BanK in Svizzera, Incambiodi e Cambiomerci in Italia, Sardex a livello regionale in Sardegna (che ha eliminato persino le commissioni d’ingresso) ed il più noto a livello nazionale, BexB (2.600 imprese).