Chi gestisce supermercati sa benissimo che uno dei settori ad alto margine è il comparto del fresco.
Quante volte ti sei chiesto se questo margine può essere migliorato?. Ebbene può essere notevolmente migliorato.
Come? Costruendo sul tetto dell’immobile o del centro commerciale, che ospita il supermercato, delle serre aeroponiche.
Una superficie generalmente non sfruttata che può potenzialmente generare profitti e prodotti di alta qualità (senza utilizzo di antiparassitari) a Km zero. Una ghiotta opportunità per la grande distribuzione organizzata (GdO)
Può sembrare insolito, ma è il futuro del commercio alimentare. Siamo entrati nel settore dell’ agricoltura urbana ad alta tecnologia che presto si propagherà in tutto il mondo.
Una recente ricerca ha dimostrato che: I consumatori rimangono sensibili all’innovazione tanto che l’84% dei consumatori è propenso a sperimentare nuovi prodotti.
Il nostro progetto è pensato per integrare l’intera superficie del tetto del centro commerciale con un serra ad alta efficienza produttiva, che non utilizza terreno, riduce il consumo di acqua ricircolante a sistema chiuso, riduce il fabbisogno di nutrienti, azzera l’utilizzo di antiparassitari, utilizza energie rinnovabili e soprattutto il prodotto fresco sarà immediatamente disponibile al consumatore appena raccolto. Un sistema di sostenibilità ambientale che riduce di oltre il 90% l’impronta carbonica soprattutto quella dettata dal trasporto.
Una serra che produce prodotti freschi, tutti i giorni dell’anno a prescindere dalle condizioni ambientali esterne.
Quali prodotti si possono coltivare? verdure a foglie, erbe aromatiche, pomodori, peperoni, piante aromatiche come basilico prezzemolo, coriandolo, piante officinali.
Se al sistema viene integrato un reparto dedicato alla trasformazione in IV gamma del prodotto fresco, una superficie di 1300 mq può realizzare un fatturato annuo di circa 1.200.000,00 euro occupando solo 3-4 persone ed un utile variabile dai 200 ai 300 mila euro l’anno se il prodotto viene imbustato.
Sul tetto possiamo implementare un sistema vivaio che fornirà le piantine germinate in aeroponica necessarie alla serra di coltivazione.
Per i paesi più freddi abbiamo concepito una serra con copertura a doppia intercapetidine in policarbonato ad alta efficienza meccanica. Inoltre possiamo recuperare il calore non utilizzato dal sistema di riscaldamento del supermercato o del centro commerciale.
Il nostro sistema, monitorato 24/24 da microprocessore, viene venduto chiavi in mano ed è comprensivo di assistenza e formazione (sei mesi) per l’avvio della nuova attività.
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Sei un vero imprenditore di successo?
Se alle tre domande sopra hai risposto affermativamente non esitare a contattarci.
Rifletti ti proponiamo un sistema che elimina il problema della logistica, della programmazione al banco, della tracciabilità, della sicurezza alimentare, del marchio e al contempo fidelizza il vostro caro cliente.
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La questione che si pone spesso è quali colture possono essere coltivate al chiuso. La risposta è sorprendente: “Praticamente di tutto.”. Se si visitano, ad esempio, il Kew Royal Botanic Gardens a Londra, l’Orto Botanico del Bronx a New York, o il Missouri Botanical Garden a Saint Louis si noterà che quasi tutti i tipi di piante esotiche si possono trovare all’interno di queste strutture.
Il New York Botanical Gardens, per esempio, accoglie e si prende cura del più grande fiore del mondo, Rafflesia arnoldii, che è piuttosto raro e cresce in isolamento nella tropicale densa foresta dell’Indonesia. Se orticoltori riescono a far crescere questo, allora tutto è possibile. Per quanto riguarda le piante commestibili, si ha la necessità di prendere in considerazione diversi aspetti prima di scegliere quali far crescere. In primo luogo, sono da fare considerazioni economiche.
Ne vale la pena? Possono gli agricoltori vendere il raccolto ogni volta che è pronto e con profitto? Se è così, tanto meglio dato che il profitto è il motore principale dietro una vertical farm. Finora, molte verdure sono state coltivate con successo per guadagnarci. Queste includono pomodori, lattuga, spinaci, zucchine, peperoni verdi e fagiolini.
Quasi nessuna di queste colture però si qualificherebbe idonea per affrontare le esigenze di una città affamata. Colture essenziali come grano, orzo, miglio, riso e patate sarebbero più appropriate. La risposta alla domanda se è possibile o no coltivare queste piante al chiuso è ancora sì. Tutte sono state coltivate in idroponica. Se il successo della loro produzione significa che un paese che prima ha dovuto importare quasi tutti i suoi prodotti può ora, all’interno dei suoi confini, fornire alla propria popolazione.
Una dieta sana ed essenziale, allora il profitto fa un passo indietro rispetto alla necessità. Sponsorizzati dal governo, questi cibi “programmati” possono diventare il fattore determinante in forma economica di incentivi e sussidi che consentono alla vertical farm di sopravvivere ed anche di prosperare, producendo colture che in una economia di libero mercato normalmente non riescono a generare un reddito sufficiente per renderle utili.
Senza dubbio, la proiezione di una vertical farm per la città aiuterà a fare un passo avanti nell’aumento della sicurezza alimentare, garantendo una produzione agricola costante durante tutto l’anno, creando nuovi opportunità di lavoro e riqualificando la città, da un punto di vista sia urbano che sociale.
CATTURARE L’ENERGIA PASSIVA PER FORNIRE UN’AFFIDABILE FONTE DI ELETTRICITÀ:
Gli inceneritori:
La vertical farm (fattoria che si sviluppa in verticale) produce cibo, ma evidentemente produce anche una notevole quantità di parti di piante non commestibili e di scarti (cioè, i rifiuti). Questo materiale organico, a prescindere quale forma abbia, è una risorsa preziosa che implora di essere riutilizzata nel sistema. E bene tenere a mente il fatto che il termine “rifiuti” non viene menzionato in nessuna parte del dizionario dell’ecosistema. Fa tutto parte del ciclo stesso naturale di recupero di energia.
L’incenerimento o la pirolisi è il modo più pratico per procedere. Una grandissima efficienza energetica è data dagli inceneritori di biomassa con i dispositivi che producono minimi livelli di sostanze inquinanti, mentre produce calore, grazie a turbine a vapore, che viene trasformato in elettricità.
La maggior parte dell’Europa oggigiorno impiega una qualche forma di inceneritore per i rifiuti urbani solidi e liquidi, che producono preziosi kilowatt di energia elettrica. Il calore prodotto viene utilizzato per produrre vapore e generare energia elettrica. Una sola tonnellata di rifiuti solidi urbani arriva a generare circa 800 kWh ( chilowattora) di elettricità che potrebbe poi essere aggiunta alla rete o utilizzata direttamente dalla vertical farm.
Il processo utilizza circa sei volte meno energia di quanta ne produce. L’altro vantaggio è che alla fine della giornata non ci sono rifiuti da smaltire. Il recupero energetico delle parti non commestibili del raccolto (steli, foglie, radici, ecc.) rende la vertical farm multifunzionale e apre la strada a intere città a comportarsi allo stesso modo.
L’idea di trasferire quello che da millenni si fa in aperta campagna in un grattacielo metropolitano è meno folle di quanto possa sembrare. Anziché sfruttare vasti appezzamenti per far crescere frutta e verdura, si può utilizzare lo spazio tridimensionale, moltiplicando la produzione degli ortaggi con strutture su più piani, e su più livelli per ogni piano. Non c’è più bisogno di zappare. “Al suo posto della terra si utilizza la coltura idroponica e/o aeroponica che permette di far crescere alimentate da composti nutrienti e acqua.
Le vertical farm hanno l’aspetto di laboratori scientifici hi-tech, illuminati da lampade a led e ventilati grazie a impianti di aria condizionata; i nuovi contadini, al posto del cappello calato sulla fronte e degli stivali infangati, indossano camici bianchi e guanti sterili.
Si può produrre tutto l’anno, indipendentemente dalle stagioni, dal maltempo o dalla siccità. E inoltre, si produce nello stesso posto dove consuma, il vero “chilometro zero”, abbattendo trasporti ed emissioni di gas serra.
Stiamo studiando come rendere l’edificio autosufficiente dal punto di vista energetico,
La filosofia che ci accompagna sono i cinque zeri: zero emissioni, zero pesticidi, zero energia, zero rifiuti e zero distanza.
Nel video la vertical farm di Singapore
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